Plasma: la donazione volontaria e non remunerata è la risposta giusta
La replica di AVIS alle aperture verso il modello della donazione retribuita emerse dal webinar organizzato nei giorni scorsi dall’Economist in collaborazione con la casa farmaceutica Takeda
«Nessuna forma di donazione di sangue ed emocomponenti che preveda una retribuzione potrà mai sostituire il gesto etico, volontario, periodico e gratuito su cui si fonda il nostro sistema trasfusionale». Sono le parole con cui il Presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, ribadisce la posizione del nostro Paese dopo le aperture verso il modello della donazione retribuita emerse dal webinar organizzato nei giorni scorsi dall’Economist in collaborazione con la casa farmaceutica Takeda.
I temi emersi nel corso dell’incontro, intitolato “Dal donatore al paziente: soluzioni per un mercato sostenibile del plasma”, che ha visto intervenire Julie Kim (Takeda), Jose Drabwell (IPOPI, l’Organizzazione internazionale del paziente per le immunodeficienze primarie), Peter Jaworski (Georgetown University) e Claudia Gamon (Europarlamentare del Gruppo Renew Europe), confermano la necessità di intensificare l’opera di interlocuzione a livello istituzionale, non solo nazionale, ma anche europeo, con l’obiettivo di tutelare l’attuale sistema della donazione etica, volontaria e, appunto, non remunerata. Una volontà che la stessa AVIS Nazionale, nelle scorse settimane, aveva espresso con l’organizzazione del webinar “Obiettivo: autosufficienza. Le comunità di donatori protagoniste di una strategia comune”, proprio per coinvolgere rappresentanti di istituzioni italiane ed europee.
Molte aziende di plasma derivazione come Takeda in Italia lavorano il plasma da donatori volontari e all’estero hanno centri di raccolta con datori a pagamento, ma questo non vuol dire che questo modello sia migliore o più adatto a fronteggiare i problemi su scala mondiale, come la pandemia ha dimostrato. In Italia vige il sistema del conto lavorazione: il plasma raccolto dai donatori volontari e non remunerati viene affidato, per ricavarne medicinali plasmaderivati, ad aziende convenzionate che lo lavorano in ciclo separato e restituiscono alle regioni i relativi medicinali ottenuti. Sia il plasma sia i suoi derivati restano in tal modo proprietà delle regioni, quindi pubblici, per la cura degli ammalati, mentre alle aziende viene solo pagato il processo di lavorazione. Il Presidente Nazionale Briola, nel ribadire la validità del sistema italiano, parla anche a nome delle Avis Regionali che hanno sottoscritto l’accordo Planet, e cioè Toscana, Campania, Lazio, Marche e Molise, accordo che vede la partecipazione di Takeda.
«Siamo convinti che l’unica strada per assicurare la sicurezza e la garanzia di qualità di sangue ed emocomponenti raccolti nel nostro Paese – conclude – sia il rispetto della legge 219/2005 che disciplina l’interesse nazionale sovraregionale e sovraziendale non frazionabile del sangue e dei suoi derivati. Un interesse a cui concorrono Regioni e Aziende sanitarie. Rendere la donazione un gesto retribuito non è garanzia né di qualità e né di quantità nella raccolta: il crollo registrato nel corso della pandemia in nazioni come gli Stati Uniti (oltre il 30%) ne è la dimostrazione. Per questo la nostra associazione difenderà sempre e comunque il valore etico della donazione, unica via per assicurare terapie e farmaci salvavita a tanti pazienti, una posizione più volte ribadita e condivisa anche dall’Organizzazione mondiale della sanità, dall’Unione europea e dal Consiglio d’Europa».